sabato 31 maggio 2014

Riflessioni dei Vescovi di Sicilia nel 50° Anniversario dello Statuto della Regione Siciliana

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Proponiamo le riflessioni dei Vescovi di Sicilia nel 50° Anniversario dello Statuto redatte a PALERMO il 15 maggio 1996.
E’ incredibile la lucidità con cui affrontano i temi della crisi economica che già nel 1996 colpiva l’Isola in modo gravissimo.
Colpisce incredibilmente anche l’identità di vedute con “Progetto Sicilia”. Stupisce la sua attualità!
Nino Messina





… IN TUTTI QUESTI ANNI LA SICILIA, COME IL MEZZOGIORNO D'ITALIA, È STATA MANTENUTA DALLA POLITICA ECONOMICA NAZIONALE NELLA CONDIZIONE DI "AREA ASSISTITA".

La ricchezza senza sviluppo e senza produttività, prodotta da una molteplicità di rilevanti interventi, anche "speciali", nella gran parte puramente "assistenziali", ha generato pesanti "dipendenze" e non ha permesso alla Sicilia di essere "soggetto" del proprio sviluppo.
Essa è stata condannata, e purtroppo potrebbe restare condannata, a essere semplicemente "OGGETTO" DI UNO SVILUPPO, ISPIRATO A "MODELLI LONTANI", estranei alla cultura dell'Isola e con effetti spaventosamente disgreganti, a tutto vantaggio delle aree sviluppate del Nord.
Si è così continuato a ingenerare una "CULTURA DELLA PASSIVITÀ" da una parte e dall'altra un’ATTESA EDONISTICA E CONSUMISTICA, che ha mortificato responsabilità ed autodeterminazione almeno nei più deboli, minacciando e minando "i valori forti" della cultura propria del popolo siciliano. Anche per questo, di conseguenza, si è andata sempre più consolidando una particolare classe dirigente, amministrativa e politica, impegnata comunque ad ottenere trasferimenti di risorse e a legittimarsi in questa rivendicazione, magari contrapponendosi alla classe dirigente di altra regione, ma non nella promozione di un autentico sviluppo produttivo.

Da tutto questo ne è risultata UNA GRAVE INCAPACITÀ POLITICA A GUIDARE LA SICILIA sulle vie di un autentico rinnovamento e di un impegnato e responsabile "auto-sviluppo", per il superamento e l’eliminazione dei gravissimi mali che ancora umiliano l'Isola, fino, in certi casi, a livello di terzo mondo: la spaventosa situazione della disoccupazione, le gravissime, assurde e impensabili, carenze nel campo della sanità e dell'istruzione, la disfunzione della pubblica amministrazione, le pesanti deficienze nel settore dei trasporti.

L’impropria gestione della cosa pubblica in Sicilia invece di diffondere un clima aperto alle nuove potenzialità dell'intorno geografico, ha mantenuto un ambiente contratto e passivo, insistendo su un’OCCUPAZIONE STACCATA DALLA PRODUTTIVITÀ: a questo, purtroppo, sono stati improntati molti provvedimenti della Regione negli anni trascorsi.
QUESTA RIPROVEVOLE LINEA POLITICO-ECONOMICA CHE HA CONTRIBUITO A DETERMINARE LA SITUAZIONE ATTUALE, OGGI VA DENUNCIATA COME ASSOLUTAMENTE INADEGUATA E DELETERIA ALLA CONDUZIONE DELLA COSA PUBBLICA.

Tranne forse alcuni casi particolari l'uso acritico di "ammortizzatori sociali" aumenta, infatti, l'adagiarsi degli individui e dei gruppi sociali su una stasi patologica. E tragicamente l’incapacità di affrontare un vero rilancio della produttività può significare un’ipoteca capace in pochi anni di accumulare un conto debitorio il cui saldo non potrà che essere pagato dalla nostra società e CON CONSEGUENZE TALI SUL PIANO SOCIALE DA RENDERE DIFFICILE IL MANTENIMENTO DELL'ORDINAMENTO CIVILE.
E' doveroso denunciare questo stato di cose sia per ciò che riguarda le nostre responsabilità di siciliani, sia per ciò che si riferisce alle responsabilità di sistemi più generali del Paese, che sono molto consistenti! LA SITUAZIONE È TALE CHE LA STESSA CLASSE POLITICA DEVE FAR SUO, IN MODO MEDITATO E SERIO E NON SEMPLICEMENTE FINALIZZATO AD UN EPISODICO CONSENSO, L'USO DELLA DENUNCIA CHE PERÒ DEVE ESSERE SEGUITO DA PROVVEDIMENTI RESPONSABILI DERIVATI DA SCELTE IMPEGNATE. …
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