Continua ormai da due giorni lo sciopero della fame voluto dai membri
dell’associazione Progetto Sicilia e gli inoccupati e disoccupati
palermitani, che chiedono la presa in esame da parte dell’Ars del
disegno di legge di iniziativa popolare n. 730 del 27 marzo 2014. Ma in
soldoni, che cosa riguarda questo progetto di legge? Per dare una
risposta a questa e ad altre domande siamo andati a chiedere
direttamente a chi sta portando avanti questa battaglia, ovvero Giuseppe Pizzino che fa parte di Progetto Sicilia, queste le sue dichiarazioni, raccolte grazie al prezioso aiuto di Vito Giuliana:
“Questo sciopero è fatto per stimolare e sensibilizzare i
deputati siciliani ad esaminare il disegno di iniziativa popolare del
27/4/2014; sappiamo che la burocrazia è lenta ecco perchè abbiamo
instaurato questo scipoero affinchè ci si renda conto che questo disegno
di legge merita di essere prontamente discusso dall’aula. Noi non
abbiamo la presunzione di “obbligare” le istituzioni ad approvarlo, ma
chiediamo quantomeno che tale proposta venga esaminata. Ma andiamo al
dunque. In Sicilia i risparmi presso le banche (escludendo altri
istituti di credito come le poste) ammonta a circa 60miliardi di euro,
se invece di far giacere questi soldi nelle banche essi fossero
reinvestiti, allora si innescherebbero delle conseguenze positive per
l’occupazione e lo sviluppo di questa terra e dei suoi
abitanti. Dunque, il problema della Sicilia è la mancanza di liquidità e
non tanto una questione di debito, pertanto, questa assenza di
liquidità non permette un concreto progetto di crescita e sviluppo.
Detto questo, noi abbiamo pensato di smuovere e creare liquidità
chiedendo in prestito, attraverso delle obbligazioni emesse da Fin
Sicilia (organo controllato dalla Regione) e che sarasnno sottoscritte
dai siciliani. La Regione, utilizzerà queste risorse per creare
investimenti strutturali e strategici per realizzare importanti opere
strategiche dall’agricoltura al turismo, concentrandosi in particolar
modo sulle opere cosiddette incompiute. Tra quelle di maggior interesse
vi sono senza dubbio il Centro Direzionale di Termini Imerese, che
potrebbe dare lavoro ai molti giovani che emigrano in cerca di migliori
opportunità lavorative, ma anche il centro storico di Palermo, le
varie bretelle ferroviarie, ed ancora quatto dighe che sono bloccate da
diverso tempo per mancanza di fondi e che potrebbero irrigare fino a
70.000 ettari di terreno, e tante tante altre ancora. Naturalmente oltre
a queste vi è senz’altro l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro e
noi miriamo a raggiungere la massima occupazione, ovvero 250.000 nuovi
posti di lavoro.
Per farlo però, occorre denaro, e noi attraverso questo disegno di
legge miriamo a raccogliere 14 miliardi che verrebbero ripartiti nel
seguente schema:
- 2miliardi con i fondi europei;
– 6miliardi attraverso le obbligazioni;
– 6 miliardi con l’immissione di nuova moneta regionale: il Grano.
Il mancato utilizzo dei fondi europei come molti sanno è una
piaga che ormai attanaglia la nostra terra; per quel che riguarda le
obligazioni, ricordo che è del tutto volontaria e che non sarà previsto assolutamente alcun prelievo forzoso.
Per cio che concerne la realizzazione di una nuova valuta, il Grano,
noi promotori del disegno di legge, ci avvaliamoi degli studi effettuati
da esponenti dell’università Bocconi di Milano e della studiosa
tedesca Margrit Kennedy ideando un progetto di valuta regionale, in modo
da immetere nel mercato una moneta (spendibile in tutta la Sicilia) da
accompagnare all’euro, in modo tale da dar vita ad una valuta sociale
da accreditare a tutti i siciliani a dalle fasce di reddito più basse a
salire, per favorire il mercato interno.
Propongo un esempio: in Sicilia ci sono più di 200.000 famiglie
che vivolno sulla soglia della povertà, se noi, a queste famiglie,
dessimo 5.000 grani(che hanno controvalore di 10.000 euro) l’anno in
modo dare la possibilità a queste famiglie di uscire da questa povertà assoluta. Questa emissione di moneta complmentare verrebbe garantita dalla regione siciliana ed il suo valore sarà “agganciato” all’euro.
L’aggancio all’euro è fondamentale per questa moneta visto che
legandolo indissolubilmente ad esso, si scongiura il rischio di fenomeni
inflazionisti come il semplice aumento del prezzo avendo, un grano, il
controvalore di 2 euro in modo tale da consentire a tutti di raddoppiare il prorpio potere d’acquisto. Per i primi 5 anni circolerà una moneta elettronica
(la card visibile in foto) ricaricabile anche attrraverso un’app
evitando così il pagamento di transazioni di ogni natura e solo dpo si
vaglierà la possibilità di coniare o meno la nuova moneta”.
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